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"Stefano Ferrante, rimosso quasi del tutto dai quadri della cultura regionale fu, invece, un autore fra i più avveduti del Settecento e fra i più aperti a discutere la realtà e i significati della natura, della ragione, della politica e persino dell'arte, in un contesto in cui il possesso delle idee e l'uso della riflessione critica marcavano davvero la differenza e fornivano le chiavi di accesso ai modelli europei, cioè a quei complessi sistemi nei quali si andava articolando la sensibilità moderna e si tentava con inedito fervore la congettura del "nuovo", l'arguzia delle identità "altre" e l'audacia dei più larghi e coloriti orizzonti sia linguistici che dei saperi. Merita dunque più di un plauso Rocco Fatalia Gargarella che, in questo libro, ripropone la figura di quell'uomo e richiama l'attenzione a quella sua vicenda culturale che seppe dialogare - senza sudditanze e senza remore - con le voci più accreditate della filosofia, dell'estetica e del pensiero teologico di quegli anni, trovando anche modo di restare se stesso e di dar corpo ad una scrittura del tutto originale, espressa soprattutto con i registri e con le forme della poesia."